Valentina Beccarini e Sara Roncaglia (a cura di)

CULTURE DEL LAVORO E DELLO SVAGO IN LOMBARDIA

Mimesis Edizioni – Sesto San Giovanni (MI) – 2014 – pp. 356 - € 20,00

www.mimesisedizioni.it



Il volume nasce dalla collaborazione tra le aree di ricerca antropologica ed etnomusicologica della Facoltà di Studi Umanistici dell’Università di Milano e l’Archivio di Etnografia e Storia Sociale (AESS) della Regione Lombardia, nell’ambito della realizzazione del Registro delle Eredità Immateriali della Lombardia(REIL) Nell’introduzione al saggio le due curatrici del libro dichiarano di volersi rivolgere agli studenti, agli studiosi e alle persone che a vario titolo sono interessate alle culture del lavoro e dello svago. Due temi, o meglio macrotemi, distinti e allo stesso tempo profondamente in stretta relazione. Le ricerche sono state fatte in Lombardia e in un periodo di tempo ben determinato che parte dal 2008, l’anno delle crisi, che ha comportato un profondo cambiamento delle possibilità e qualità del lavoro e di conseguenza anche delle possibilità di fruire di momenti di svago e divertimento.

Il volume è diviso in tre sezioni. La prima raccoglie i contributi di Sara Roncaglia, Federica Riva , Sara Zanisi e Bianca Pastori e riguardano la metamorfosi del lavoro agricolo, con un’attenzione alla diversificazione delle strategie produttive, dei canali di vendita, di gestione della terra e delle acque, e delle pratiche tradizionali.

Le seconda sezione con i contributi di Valentina Beccarini, Gloria Carlini, Guido Bertolotti, Ilaria Guglielmetti ed Elisa Piria è dedicata allo svago e in particolare analizzano le trasformazioni nella vita culturale delle feste, del ballo.

La terza sezione è costituita da due scritti di Agostina Lavagnino e Fulvia Caruso riguardanti il lavoro di archiviazione dei materiali raccolti, la loro classificazione e valorizzazione nell’ambito della candidatura UNESCO. La Convenzione Unesco per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale è del 2003. La Convenzione richiede agli Stati di redigere inventari del patrimonio immateriale, coinvolgendo le comunità nell’identificazione e descrizione dei beni. In questo senso numerosi sono i saperi, le pratiche e le attività artigianali descritti in questo volume potrebbero essere candidati per ottenere il riconoscimento Unesco.