Con estrema dolcezza e sapendo che prima o poi sarei riuscito a scriverla, me l’aveva richiesta mesi prima di partire affinché avesse avuto il piacere di ascoltarla in anticipo. Io invece, solo adesso, a quattro mesi dalla scomparsa, riesco a superare il dolore trovando qualche parola cantata che spero degna d’essere dedicata al mio grande, straordinario Maestro, Luigi M. Lombardi Satriani. La canzone qui presente, A surgiva d’u mari, vuol essere così solo il primo passo poetico-musicale verso un componimento di più ampio respiro sulla sua personalità, sul suo studio antropologico, sul suo fondamentale impegno culturale, politico e civile da sempre attentissimo alla letteratura, allo spettacolo, alla canzone narrativa e di protesta come al sapere critico di noi cantastorie. Si tratta d’una sintonia preziosissima sulla quale, già nel 2002, avevo incentrato in forma ironica e divertente il Cuntrastu tra l’antropologo e u viddanu ma che sarà oggetto di un mio prossimo e approfondito saggio storico-antropologico. Sintonia, quella col mondo dei cantastorie, iniziata già nel 1958 quando s’accostò a Cicciu Busacca con Annabella Rossi e proseguita poi con Franco Trincale, Ignazio Buttitta, Otello Profazio, Rosa Balistreri e me stesso fino al 2022. Senza il suo incoraggiamento e sostegno il mio lavoro antropologico sui cantastorie – confluito soprattutto ne Le ragioni dei cantastorie. Poesia e realtà nella cultura popolare del Sud,  Il Trovatore, Roma 1998 – non avrebbe potuto compiersi. Un amore, quello tra il mio Maestro e i Cantastorie, pienamente condiviso nell’esercizio di un comune sguardo critico sul mondo misto di pietà, di sapere e di lotta. Per te, mio eterno Maestro, A surgiva d’u mari.

Mauro Geraci