Sandra e Mimmo Boninelli - Motteggiana (MN) 6 giugno 2010

Riportiamo lo scritto dell'Isitituto Ernesto de Martino 

Compagne Giovani Insieme Lavorammo
per costruire un mondo di uguaglianza,
non di parole vuote
ma gesti e fantasia
la libertà chiamiamola poesia!
(dalla canzone C.G.I.L. - parole e musica di Mimmo Boninelli)

Con grande tristezza vi comunichiamo la scomparsa di Mimmo Boninelli, figura di rilievo della storia del nostro Istituto e amico e compagno fraterno. Ricercatore poliedrico e fine studioso, Mimmo si è occupato dapprima di storia delle tradizioni popolari, di musica popolare e di lotte operaie in ambito bergamasco - tra cui la ricerca sulla Filati Lastex che abbiamo riproposto nell'ultimo numero della nostra rivista - ed è stato poi impegnato in ricerche sulle musiche migranti di ieri e di oggi (vedi il n.2 della rivista "Il de Martino" e il cd antologico "Italia Bella mostrati gentile", Istituto Ernesto de Martino, 2002).
Ha fatto parte per molti anni del collettivo dell'Istituto Ernesto de Martino e delle Edizioni Bella Ciao e, in modo particolare, nel periodo 1980-1996, è stato tra i principali collaboratori di Franco Coggiola. Con il "Canzoniere Popolare di Bergamo" (1974-1981) - assieme alla sorella Sandra Boninelli - ha svolto ricerche sul campo e concerti di folk revival e nuova canzone politica. Nel periodo 1982-1992 è stato coordinatore scientifico dei “Quaderni dell'Archivio della cultura di base", una collana di studi sul mondo popolare bergamasco edita dal Sistema bibliotecario urbano di Bergamo, prestando particolare attenzione al prezioso Fondo Tiraboschi.
In anni più recenti si era dedicato allo studio dell'opera di Antonio Gramsci: aveva realizzato una monografia di particolare rilievo ("Frammenti indigesti. Temi folclorici negli scritti di Gramsci", Carocci, 2007) e aveva curato un numero speciale della rivista "Lares" su "Gramsci ritrovato" (n.2, 2008).

Portocomaro (AT) 3 settembre 2016

MOTTEGGIANA (MN) 6 GIUGNO 2010

Dall'archivio de Il cantastorie on line sono stati tratti due brevi filmati realizzati a Motteggiana (MN) in occasione XVI edizione de "Il Giorno di Giovanna" A Sandra Boninelli fu dato il premio "Giovanna Daffiini" alla carriera e in quell'occasione si esibirono Sandra e Mimmo Boninelli in un breve spettacolo

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MOTTEGGIANA 6.6.2010 SANDRA e MIMMO BON
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MOTTEGGIANA (MN) 6.6.2010 SANDRA e MIMMO
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L'ultimo saluto a Giovanni Mimmo Boninelli al cimitero di Mozzo(BG) sabato 1 ottobre 2016, dove molte persone, tra cui diversi musicisti, gli hanno reso l'estremo omaggio. Il coro Pane e Guerra esegue Vie Gleno e A Costabona

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PANE E GUERRA VIA GLENO.avi
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PANE E GUERRA A COSTABONA.avi
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ARTICOLI SU MIMMO BONINELLI

FONDAZIONE BERGAMO NELLA STORIA E ISTITUTO BERGAMASCO PER LA STORIA DELLA RESISTENZA E DELL'ETA' CONTEMPORANEA ( ISREC)

Una riflessione sul contributo culturale e umano di Giovanni Mimmo Boninelli alla città, in rapporto alla sua collaborazione con Fondazione Bergamo nella storia.

 

Giovanni Mimmo Boninelli, intellettuale di rilievo, non soltanto locale, ha dedicato tutta la sua vita alla ricerca con dedizione, entusiasmo e grande generosità. Nel corso della sua lunga attività di studio appassionato e attento di questioni sociali, storiche, antropologiche si è occupato di tradizioni popolari, di lotte operaie in ambito bergamasco, di migrazioni in chiave diacronica, così come in rapporto alla contemporaneità. A livello nazionale è doveroso ricordare il suo contributo al collettivo dell'Istituto Ernesto de Martino e delle Edizioni Bella Ciao e, in particolare, la sua collaborazione con Franco Coggiola. È stato bibliotecario e archivista, editorialista di oltre un centinaio tra articoli e monografie, relatore in numerosi convegni, ideatore e direttore scientifico della collana di studi sulla cultura popolare bergamasca «Quaderni dell’Archivio della cultura di base», edita dal Sistema bibliotecario urbano di Bergamo.
Il suo interesse per il territorio si è tradotto in studi specifici sulla toponomastica e nell’apporto che ha dato agli uffici del Comune di Bergamo per i quali ha lavorato a partire dal 1988. In virtù della profonda conoscenza derivata dagli studi di ambito locale, dal 2009 al 2011, su incarico del Comune di Bergamo, ha lavorato presso la Fondazione Bergamo nella Storia, dove ha in primo luogo coordinato e seguito le attività di ricerca del progetto Bergamo e il Novecento. Attraverso i due anni di collaborazione ha continuato a dare un apporto imprescindibile alla conoscenza della città e del territorio. Ha fornito spunti di approfondimento per progetti già in essere, proponendone di nuovi e mettendo a disposizione il proprio bagaglio di esperienze per ricerche di storia orale. Ha partecipato alla stesura delle linee guida e della bozza progettuale per le attività programmate per le celebrazioni del 150° dell’Unità d’Italia (2011). In particolare, è stato membro del comitato scientifico promotore e ideatore della mostra Le carte dell'identità. Bergamo gli anni del Risorgimento (19 giugno - 25 settembre 2011), curando la sezione Linguaggi dell'espressività e contribuendo alla realizzazione delle sezioni Economia e lavoro e Chiesa, devozione e Stato unitario. Ha inoltre partecipato alle attività legate al periodo espositivo (iniziative, dibattiti e seminari, visite guidate). Tra questi vanno menzionati in particolare gli incontri di carattere divulgativo, che ha tenuto in numerosi comuni tra città e provincia nell’ambito dell’iniziativa Risorgimento: le radici e le ali, oltre alle iniziative Le canzoni che hanno fatto l'Italia e “...come un garibaldin". Canti del Risorgimento nei fondi dell'Archivio della cultura di base.

È stato tra i curatori della mostra Gli Altri. La transizione del Territorio bergamasco da luogo di emigrazione a luogo di immigrazione, (Bergamo, 13 novembre 2010 - 27 febbraio 2011), organizzata da Isrec, Biblioteca "G. Di Vittorio", Lab80 e Fondazione Bergamo nella storia.

La sua proposta iniziale di un percorso di approfondimento storico sul tema della cultura materiale a Bergamo in relazione al rapporto tra gruppi sociali ed etnici tradizionali e le nuove culture presenti sul territorio urbano, è confluita anche in Culture popolari in dialogo, spettacolo-laboratorio con Dudù Kouate - musicista senegalese - e Sandra Boninelli - ricercatrice e interprete del canto popolare locale.

Ha permesso e organizzato l’acquisizione dell’archivio di circa 500 riproduzioni fotografiche di documenti e fotografie originali relative al quartiere della Malpensata tra fine Ottocento e gli anni Ottanta del Novecento.

Ha inoltre curato la pubblicazione in co-edizione di Sistema bibliotecario urbano e Fondazione Bergamo nella storia: A Tiraboschi, ...la sira di serenade. I canti popolari bergamaschi nella Raccolta Antonio Tiraboschi, in «Quaderni dell'Archivio della cultura di base», n. 39/40, Bergamo 2010, dedicato a co-edizione tra e Fondazione Bergamo nella storia il libro A Tiraboschi, ...la sira di serenade. I canti popolari bergamaschi nella Raccolta Antonio Tiraboschi. Il volume contiene le canzoni raccolte nella seconda metà dell'Ottocento da Antonio Tiraboschi, linguista, storico e studioso di tradizione popolari locali.

La sua collaborazione ha interessato anche l’attività educativa di Fondazione: ha progettato e condotto laboratori formativi destinati ai docenti, oltre a numerosi interventi didattici presso scuole di città e provincia. In questo ambito si è occupato di svariati argomenti legati alla storia del territorio, come la trasformazione negli anni del boom economico, gli anni Settanta, la trasposizione didattica della ricerca La Malpensata manda a dire: un quartiere urbano tra storie e documenti: 1906-1960, le metodologie per l’uso dei canti come fonte di analisi della costruzione dell'identità nazionale dall'Unità d'Italia alla Prima Guerra mondiale.

Le attività realizzate si sono trasformate dunque in contributi integrativi al progetto iniziale o ne hanno costituito un produttivo ampliamento di grande rilevanza culturale.

La sua spiccata sensibilità e attenzione per gli aspetti di tutela del patrimonio culturale si è esplicitata in scelte accurate in più occasioni. Per Fondazione ha curato l’acquisizione dell’archivio e della biblioteca del suo amico Carlo Leidi, figura di rara levatura intellettuale, con il quale ha condiviso l’impegno politico e l’attività di ricerca storica sulla città.

Con lungimiranza ha deciso di riversare il proprio archivio personale, frutto di ricerche di storia orale, presso l’AESS – Archivio di etnografia e storia sociale della Regione Lombardia, certo della necessità di preservare il patrimonio immateriale relativo alla storia del territorio.

 

Nell’aprile del 2016 Giovanni Mimmo Boninelli, con la generosità qui più volte menzionata, ha condiviso con la Fondazione alcune sue riflessioni personali, invitando a svilupparle in un futuro prossimo. Le sue erano proposte per rivitalizzare la produzione editoriale di Fondazione e linee guida originali di valorizzazione dei fondi dell’archivio fotografico Sestini, aperte a un confronto con fondi fotografici conservati presso altre istituzioni culturali italiane. Aveva inoltre delineato nuove possibili piste di ricerca partendo da considerazioni approfondite sulla struttura della città. Queste, basate sull’osservazione e sull’analisi delle trasformazioni toponomastiche, urbanistiche, sociali occorse negli ultimi decenni, erano ideate nell’ottica di completare gli studi locali su queste tematiche, risalenti alla seconda metà del Novecento.

Per concludere, è forse opportuno citare le stesse parole di Mimmo Boninelli, con cui sosteneva che il compito oggi di chi si occupa di cultura è avere cura di “ciò che dovrebbe esserci, ma ancora non c’è”: è un mare infinito di lavori da mettere in cantiere”.

 

 

ISTITUTO BERGAMASCO PER LA STORIA DELLA RESISTENZA E DELL'ETA' CONTEMPORANEA

 

Per Mimmo Boninelli

 

Era la fine degli anni Sessanta, e fra i primi di quella meravigliosa generazione di ventenni che contribuirono a far sì che l’Istituto della Resistenza di Bergamo compisse i primi passi, vi era Mimmo Boninelli. Compito primario dell’Isrec (che allora si chiamava Istituto bergamasco per la storia del movimento di liberazione) era quello di promuovere e ricevere con tutta l’attenzione del caso, e poi dar inizio alla catalogazione, i numerosi fondi documentari che giungevano, donati da privati e da istituzioni, principalmente sulla storia della Resistenza, ma poi, più in generale, sulla storia del Novecento in provincia di Bergamo. Ricordo questa prima fase della sua attività di studioso, perché una delle migliori qualità che l’avrebbero distinto era dovuta, credo, a quell’inizio: il rispetto del documento, di qualsiasi tipo di documento, per arrivare a quella ricostruzione storica che solo attraverso la critica cui deve essere sottoposto ha i caratteri di una vera e propria scienza.

Mimmo fu uno dei pionieri, nel nostro Istituto, ma più in generale in Italia, dello studio della storia attraverso le testimonianze dei protagonisti, contribuendo ad imporre –e non fu una battaglia culturale semplice- le fonti orali come strumento prezioso e del tutto particolare. Ricordo le “campagne” di interviste ai partigiani di alcune zone della provincia dove più “alta” era stata la lotta contro il nazifascismo –Lovere, ad esempio, ma anche Gandino, l’Alta Valle Seriana, la stessa città di Bergamo.

Proprio la pratica dell’oralità portava Mimmo ad interessarsi –e questo sarebbe stato l’impegno culturale a cui avrebbe dedicato tutta la sua vita- alle condizioni di vita della classi subalterne, alla loro lotte, alle vittorie  -poche- e alle sconfitte –tante. Da qui l’attenzione alla cultura popolare, alle sue manifestazioni, alla ricchezza troppo volte misconosciuta da frettolosi intellettuali, alla polemica –tutta gramsciana- rispetto al ruolo degli intellettuali nella nostra società (è opportuno ricordare che Mimmo si sarebbe laureato  proprio con una tesi su Gramsci), da qui i contributi che precocemente iniziava a produrre e pubblicare su “Studi e ricerche di storia contemporanea” sui canti della Resistenza (n. 4, 1975), e i primi “concerti” –spesso con la sorella Sandra- di canti popolari. Questo filone di ricerca lo avrebbe sempre più avvicinato al gruppo de “Il nuovo canzoniere Italiano”, e in seguito all’Istituto Ernesto De Martino.

Impossibile dare conto in una breve nota delle numerose pubblicazioni, delle tante iniziative organizzate. Con più tempo, e più ordine, sarà obbligatorio tornare sulla sua figura di operatore culturale, in senso lato, e sulle edizioni critiche a cui si dedicò dei manoscritti di Antonio Tiraboschi e Paolo Gaffuri sul mondo popolare bergamasco.  Non si può però trascurare una delle creature più importanti a cui seppe dare vita, quei “Quaderni dell’Archivio della cultura di base”, pubblicati a cura del Sistema bibliotecario urbano di Bergamo, che vorrei definire, citando proprio il Tiraboschi, una messa a disposizione degli studiosi di “quel patrimonio intellettuale tramandatoci dai nostri maggiori”.

Proprio nell’ideazione di alcuni di questi “Quaderni”, e nella loro realizzazione, si sarebbe rinverdito il mai interrotto rapporto con il nostro Istituto: penso agli studi sulla campagna di Russia,“Come il mare che non si vede la fine” (1995), all’internamento militare in Germania, “Ho resistito ad ogni sacrificio” di Armando Testa (1998), al suo Ai partigiani sarà sempre nel cuore. Le canzoni dell’antifascismo e della Resistenza in provincia di Bergamo (2005), arricchimento di un precedente saggio uscito sulla rivista dell’Isrec (1987), edizione definitiva di oltre trent’anni di studi e di ricerche, riscoperta dei canti di alcune bande, e poi quelli delle formazioni maggiori che operarono nelle valli bergamasche. Un omaggio che Mimmo, in occasione del 60° della Liberazione, ha voluto rivolgere ai “suoi fratelli maggiori”.

 

Angelo Bendotti

Presidente dell’ISREC Bergamo.