L'A.I.CA.: un Associazione per i cantastorie

 Giorgio Vezzani " quello del cantastorie" vol I pagg. 79-88

Un'Associazione per i cantastorie

Da Lorenzo De Antiquis alla figlia Dedi, nel segno della tradizione famigliare, l‘impegno per affermare la dignità dell'arte dei cantori ambulanti

 

Lorenzo De Antiquis con il suo cane Bingo nella seda A.I.CA. di Forlì

A Lorenzo De Antiquis (1905-1999) si deve la sopravvivenza e la continuità della figura del cantastorie negli ultimi ottant'anni, oltre che la dignità di artista popolare che dopo la seconda guerra si era andata perduta, fino a essere considerato niente più che un mendicante di altri tempi.

Infatti i cantori ambulanti per decenni hanno spesso dovuto fare i conti con la pesante realtà dei regolamenti municipali che, in tempi diversi, li ha privati dei principali spazi di lavoro, equiparandoli ai mendicanti girovaghi oppure imponendo loro assurde restrizioni che impedivano le loro esibizioni canore e musicali proprie dell'antico spettacolo di piazza.

Per ovviare a questo stato di cose e per dare continuità e dignità al loro antico mestiere, grazie all'impegno e alla lungimiranza di Lorenzo De Antiquis, nel 1947 nasce l'A.I.CA. con sede a Forlì: e stata infatti fondata il 14 settembre di quell'anno in occasione di un incontro dei cantastorie a Crocette di Castelfidardo (Ancona). L'effettiva costituzione è avvenuta qualche tempo dopo (il 6 novembre) nel corso di un incontro alla "Trattoria del Gallo", a Rimini, noto punto d'incontro dei cantastorie padani.

II primo presidente dell'Associazione fu il romagnolo Alfredo Silvagni, che rimase in carica fino al 1950. La funzione passe) quindi a Mario Bruzzi, che risiedeva a Calcara di Crespellano (Bologna); dal 1952 al 1956 venne nominato il reggiano Gaetano Cagliari.

Dal 1957 e fino al 1999 e stato in carica Lorenzo De Antiquis che, con la collaborazione dei consiglieri e dei delegati delle vane regioni, ha affrontato gli innumerevoli problemi legati al mestiere del cantastorie. Da sempre De Antiquis, all'attività di continuatore della tradizione dei cantastorie, ne ha affiancata un'altra, meno appariscente, ma non per questo meno importante. Si tratta di un impegno che ha importanza sociale e anche sindacale: oltre al determinante contributo alla fondazione dell'A.I.CA., già in altre circostanze si era fatto promotore di analoghe iniziative. Infatti nel 1927, a Bologna, aveva fondato il "Sindacato Cantori Ambulanti" e, nel 1930, aveva costituito il "Gruppo esecutori e venditori di canzoni" durante un incontro di artisti della piazza, svoltosi a Cremona. Nella sede dell'A.I.CA. di Forlì sono custoditi gli archivi dell'Associazione, fogli volanti, canzonieri, testi, fotografie, dischi: e la documentazione della vita del cantastorie dalla seconda metà del secolo scorso.

Sin dalla costituzione, l'A.I.CA. ha svolto un'efficace opera di sostegno alla figura del cantastorie, collaborando a molte manifestazioni di ordine sindacale o culturale. Tra queste ultime, ricordiamo in sintesi quelle con carattere nazionale, iniziate nel 1954 con il primo congresso dei cantastorie, a Bologna, a cui hanno fatto seguito gli incontri di Gonzaga (Mantova) e le "Sagre Nazionali", con l'elezione del "Trovatore d'Italia".

Il primo incontro si svolge a Gonzaga nel 1957: viene eletto "Trovatore" Ciccio Busacca. L'anno seguente, sempre a Gonzaga, la vittoria viene assegnata a Vito Santangelo.

Dal 1960 le "Sagre" si effettuano in località della provincia di Piacenza e successivamente nel capoluogo:

1960 - Grazzano Visconti, Trovatore: Orazio Strano.

1962 - Castell'Arquato, Trovatore: Orazio Strano.

1964 - Monticelli d'Ongina, Trovatore: Vito Santangelo.

1965 - Bobbio, Trovatore: Turi di Prima.

1966 - Piacenza, Trovatore: Leonardo Strano.

1967 - Piacenza, Trovatore: Franco Trincale.

1968 - Piacenza, Trovatore: Franco Trincale.

1969 - Piacenza, Trovatori: Giovanni Borlini e Angelo Brivio.

1970 - Piacenza, Trovatore: Marino Piazza.

Dal 1972 (e fino al 1975) Bologna diventa la nuova sede delle Sagre dei Cantastorie. L'elezione del Trovatore d'Italia viene a essere il momento culminante di una serie di manifestazioni animate da esecutori popolari e da gruppi del Folk music revival:

1972 - Bologna, Trovatore: Lorenzo De Antiquis.

1973 - Bologna, Trovatore: Dina Boldrini.

1974 - Bologna, Trovatore: Ciccio Rinzino

1975 - Bologna, Trovatore: Vincenzina Mellina e Angelo Cavallini.

Dopo alcuni anni d'interruzione, le rassegne nazionali sono state riprese nel 1980, a Torino, ma non hanno più previsto l'elezione del Trovatore d'Italia. La "Sagra" subisce un anno d'interruzione e, nel 1982, viene accolta a Santarcangelo di Romagna (Forlì), in concomitanza della tradizionale Fiera di San Martino dell'11 novembre.

Dal 1983 al 1985 la manifestazione risulta articolata in tre appuntamenti: "Partenza" a Casalecchio di Reno (Bologna), in agosto; «tappa a Bagnacavallo (Ravenna), in settembre; "Gran finale" a Santarcangelo di Romagna. Nel 1986 e nel 1987 la "Sagra" a stata disputata soltanto a Casalecchio di Reno e a Santarcangelo di Romagna.

Oggi questi appuntamenti, che si svolgono soltanto a Santarcangelo di Romagna, costituiscono un'importante occasione per conoscere gli ultimi cantori ambulanti tuttora in attività, che conservano immutata la Toro grande capacita di fare presa sull'uditorio.

 

Prima di procedere alla pubblicazione di una testimonianza di Lorenzo De Antiquis, incentrata sulla nascita e sulle vicissitudini dell'associazione dei cantastorie, riteniamo opportuno precisare che, nell'ambito dello spettacolo viaggiante, esistono precedenti esperienze societarie. Nel febbraio 1890 venne, ad esempio, fondata la "Società Internazionale di Prevenzione fra i Proprietari di Pubblici Spettacoli Viaggianti". La Società, il cui motto era "lavoro, onestà, fratellanza", si proponeva "di ottenere col potente mezzo dell'unione il miglioramento materiale e più che altro il rialzo morale, abbassato da una categoria di spettacoli, che di spettacolo non hanno che il nome, e viceversa sono vere Sentine d'immoralità. Suo fine principale era la richiesta di preferenza ai soci nell'assegnazione dei posteggi, garantendo al tempo stesso la solvibilità dei suoi associati. Per van anni ebbe come presidente il fotografo ambulante Guglielmo Cattaneo. La Società pubblicava pure "La Rivista degli Spettacoli", il cui primo numero del 1901 (a. II) a conservato presso la Biblioteca Nazionale Braidense di Milano.

LORENZO DE ANTIQUIS: 1927 E 1930, LE PRIME ASSOCIAZIONI DEI CANTASTORIE

"La prima e nata nel 1927, a Bologna. Gli ambulanti, che erano certamente sempre pia, di più dei cantastorie, perché il cantastorie e sempre stata una minoranza quando non c'era addirittura in piazza, avevano fatto un'istanza, al sindacato venditori ambulanti esistente allora, che i cantastorie danneggiavano l’attività degli ambulanti, e quindi avevano chiesto che fossero eliminati dalla piazza. I miei colleghi, incontrandoli in qua e in la, era da qualche tempo che non andavo a Bologna, perché dopo Bologna e stata anche... da diversi cantastorie anche... di forza micidiale, la scantonavo un po'. Mi han detto che a Bologna non potevano più mettere... non dico mettere fuori, neanche mettere... che gli ambulanti avevano fatto un esposto, al sindacato venditori ambulanti, che questi cantastorie disturbavano, e dovevano essere eliminati. Informato di questo fatto, io son andato a Bologna alla sede del sindacato dei venditori ambulanti, portando le ragioni dei cantastorie. Quelli mi hanno detto: "Se volete contrapporre le loco richieste alle vostre necessita, bisogna che fate un sindacato anche voi. Raduna otto nove dieci cantastorie, viene qua con i nominativi, dichiariamo costituito il Sindacato Suonatori, Cantori...". Come sai, li chiamavano cantori ambulanti, e porta l'adesione della signora... i modenesi che erano... Corradini Ferdinando, e la moglie [..], la Bianca. Allora i coniugi Ferdinando e Bianca Corradini, poi iscrissi Mario Biolchini, questi me li ricordo bene, non so se Piazza Marino era già in attività di servizio, forse lo era anche lui, ma non son sicuro. Ora the portai otto nove dieci nominativi, e con questo segretario dei venditori ambulanti fece una contromarcia contro una decisione presa prima, non so se era stata avallata dal Comune o no, il fatto e che dopo che io andai la e che ho costituito il Sindacato Cantori Ambulanti, i cantastorie ritornarono in Piazza Otto Agosto, a fare i cantastorie [... Questa e stata nel 1927.

1930: De Antiquis, per motivi di pagnotta, e anche per motivi di molto cantastorie concomitanti, nella zona, era stato obbligato, per sopravvivere, a uscire da questa dimensione e... girando in qua, girando in là si è un po' disinteressato di essere presente in qui e in la, fatto sta che un certo momento questo sindacato si era dissolto. Trovandomi nel piacentino, dove c'è la tipografia di Marchi e Pelacani, e c'era anche Pennaroli, due tipografie che stampavano soprattutto una grande... quantità di fogli, foglietti, con la collaborazione del grande Domenico Scotuzzi, incontrando Callegari Agostino, incontrando degli altri, difficolta che nascevano per potere posteggiare: la era proibito, non volevano.., e allora mi lancio ancora di fare un'altra organizzazione. Trovandomi allora a vivere soprattutto nel cremonese, nel piacentino, avevo fissato la mia provvisoria dimora a Cremona.  [La nuova associazione si chiamò "Gruppo Esecutori e Venditori di Canzoni", per distinguerlo da quelli che andavano in giro a fare.., purtroppo, anch'essi per vivere, ma noi avevamo bisogno

di lottare contro ai comuni che s'era avveduto coi suonatori ambulanti. Allora andavano in piazza a fare il cantastorie, arrivava la guardia, lo mandava via, eccetera. Allora: "Io non sono un suonatore ambulante, sono un cantastorie, raduno la gente, vendo i miei prodotti, le mie storie, i miei fogli, e quindi non devo essere considerato come un... se non dico un mendicante, un ricercatore di questua, un questuante". La battaglia dell'A.I.CA. e stata appunto per distinguere due categorie di povera gente, una delle quali credeva di farsi un titolo d'onore, di essere considerata una attività lavorativa, e non negativa, cioè andava in piazza, doveva adunare, doveva cantare, doveva vendere, e quindi era al pari di quelli che avevano un banco in piazza, ma non al pari, perché lui doveva, eh... la Repubblica italiana e fondata sul lavoro, noi non eravamo ancora in quest'ordine.., diciamo giuridico, pero io dicevo che dovevamo essere considerati dei lavoratori e non dei questuanti.

Questa e la storia. Morto un papa se ne fa un altro. Era nata nel Ventisette, poi si era estinta, l'abbiamo rifatta nel Trenta, dopo io son andato in Toscana, ecco, e sono stato in Toscana un anno o due, all'epoca che avevo l'impresa con mia moglie, di uno spettacolino, allora si girava con la carovana, cavalli o buoi da trainare. Sono andato in Toscana nel Trentacinque e sono rientrato nel Trentotto, e allora in quel tempo anche la seconda associazione...".

1947, RINASCE L'ASSOCIAZIONE DEI CANTASTORIE

SAGRA NAZIONALE DEI CANTASTORIE PIACENZA 1969

Dal libro "Legati ad un granello di sabbia" di P. Baldini ed M. Molinaroli i TEP EDIZIONI

 

Nel 1947 casualmente, alla Fiera di Foligno che si svolge il 13 settembre, si trovavano nella stessa città di Foligno diversi cantastorie; erano addirittura due o tre squadre di cantastorie, perché a Foligno, oltre al fatto che questa fiera del 13 settembre, che mi pare si chiama di San Valeriano, aveva una importanza economica per i cantastorie ma c’è anche il fatto che a Foligno c’è la famosa Tipografia Giuseppe Campi che serviva tutti i cantastorie. Allora, non solo De Antiquis, ma anche gli altri hanno calcolato: "Andiamo a fare la fiera e intanto ci riforniamo di stampa". [.. ] Quel giorno si trovavano a Foligno: Piazza Marino con Giuseppe Dian e Mario Bruzzi che suonava la tromba, era una bella attrazione; la compagnia di Piazza Marino era: Mario Bruzzi, Piazza Marino e Giuseppe Dian che era molto bravo a imbonire e suonava la fisarmonica oltre a cantare. Quella era una delle squadre, e poi c'era una squadra di Vàlvori, vicino sotto Roma, la si erano formate nel secondo dopoguerra diverse squadre di buoni cantastorie: tre o quattro elementi; chi suonava la batteria, cioè il tamburo, chi la chitarra, chi la fisarmonica. Poi c'era la Di Meo, un'altra squadra di laggiù, poi c'era De Antiquis che aveva una partner romana che cantava in romanesco. De Antiquis aveva sempre delle belle trovatelle e questa signora che cantava bene nei dintorni di Roma [canta] "Quanto sei bella Roma / quanto sei bella Roma 'a prima sera...". Era uno dei numeri che cantava questa signora, lasciamola innominata.

La giornata si e svolta, tutti hanno fatto il loro lavoro, alla sera siamo andati a mangiare tutti nella "piola", nella trattoria pia vicina. Ognuno non ha riferito quanti soldi avesse fatto; non si dice; non esisteva ancora l'A.I.CA., quindi non c'era nemmeno il famoso articolo nove che nel primo statuto, che è stato modificato, diceva che quando si trovavano in piazza si devono accordare. II primo statuto dell'A. I. CA. l'ho fatto io nel Quarantasei e l'altro, il secondo, l'ho fatto sempre io nel 1972. Allora, dicevo, eravamo nella piola a mangiare e"onestamente" nessuno aveva detto dove andava a fare il mercato il giorno dopo, perché anche dire dove uno sarebbe andato a fare una fiera o un mercato il giorno dopo era un segreto professionale e siccome avevamo tutti l'abbonamento ferroviario della tredicesima serie, che permetteva di girare da Roma in su, cioè cinque o sei regioni da viaggiare alla modica spesa di circa seimila lire al mese.

De Antiquis, il giorno dopo, aveva progettato di andare alla fiera del 14 settembre alle Crocette di Castelfidardo; è andato con la partner a passare la notte ad Ancona e il giorno dopo arriva prestino a Osimo per prendere la corriera per Crocette di Castelfidardo. Alla stazione di Osimo, con il treno successivo, arriva Piazza Marino con altri quattro o cinque cantastorie ed un'altra comitiva che è arrivata con mezzi propri. Ci siamo trovati a Crocette in sette o otto, in una fiera dove basta uno perché è una “fierina” non è certo quella di Foligno. C'era anche un certo Pedacchia Lino di Rieti. "Ma dico, ragazzi! Se ci davamo l'appuntamento non eravamo tutti qua!". Siccome De Antiquis aveva già organizzato già prima della guerra un altro gruppo di cantastorie [..], ma dopo un po' si erano dissolti; era passata la guerra, tutto da rifare, era stato proprio Piazza Marino a dire: "Beh., dato che siamo qua tutti, rifacciamo quel sindacato che avevamo prima, almeno possiamo dire le nostre ragioni! Gli ambulanti ce l'hanno". E hanno dato l'incarico a me. I due sindacati precedenti non avevano funzionato, anche se si erano iscritti quasi tutti, perché era venuta la guerra, e poi ci voleva anche la burocrazia, l'apparato, perché bisognava starci sopra, perché se non c'era uno... [..]. Allora nel Quarantasei ci ritroviamo; Marino [Piazza] dice: "Dai De Antiquis, avevi fatto l'associazione dei cantastorie, adesso bisogna rifarla". "Beh - ho detto io - datemi un po' di tempo per stendere lo statuto". Infatti il 6 novembre ci siamo ritrovati all'Osteria del Gallo, a Rimini, dove si andava a mangiare tutti perché era adatta da cantastorie e si trovava vicino a dove abitava Silvagni Alfredo. Li io dico che il sindacato non era adatto per noi e che noi dovevamo fare un'associazione, chiedendo pero l'appoggio dei vari sindacati ambulanti che ci sono nelle varie città, perché noi da soli non abbiamo la forza, non avevamo ancora incominciato a fare i nostri raduni e quindi non avevamo la forza. Dati i nuovi tempi, avevamo pensato di offrire la carica di presidente a Silvagni Alfredo che era stato perseguitato politico e, in quel momento, la sua figura di vecchio socialista poteva essere molto adatta a presentare ai nuovi organismi, come si chiamavano allora e erano l'emanazione dei Comitati di Liberazione Nazionale. Naturalmente, l'organizzazione, la dovevo fare io, e allora: presidente Silvagni Alfredo e segretario Lorenzo De Antiquis; da lì è venuto fuori tutte quelle manifestazioni che in seguito ci hanno portato a diventare un'entità nota, anche se di scarso numero, ma di notorietà. Lo scopo principale per il quale abbiamo fatto l'organizzazione, era quello di conservare i posti di lavoro, perché per andare in piazza - adesso si trovano delle agevolazioni - ma il fatto del posteggio e sempre stato un problema: gli ambulanti che si lamentavano che questi cantastorie con quei canti, con quei suoni, davano disturbo a loro; quando poi gli ambulanti sono diventati banchi che vendono i dischi e altre cose che facevano concorrenza a noi, ecco che i tempi cambiano, se prima si lamentavano gli ambulanti, adesso si lamentano i cantastorie: le solite lotte di lavoro, di egoismo individuale, perché l’uomo è egoista.

Dal punto di vista giuridico, il primo nome che hanno usato quelli che suonavano e cantavano nelle piazze per distinguersi da quelli che andavano a suonare lungo le strade chiedendo offerte come si vedono ancora oggi gli zampognari che fanno questo lavoro molto meccanizzato, nel senso di non dare quasi niente e di volere, e accattonaggio vero e proprio, come anche dei cantanti di allora che non facevano la piazza perché per fare la piazza ci voleva una certa capacita a intrattenere la gente, ci voleva quello che imboniva come abbiamo visto recentemente Callegari Adriano. Allora, per poter difendere i cantastorie, abbiamo pensato a combinare qualcosa da potere poi mandare delle lettere ai sindaci in contestazione con le altre categorie molto più grosse degli ambulanti che si facevano be leggi per conto suo. Ci siamo riusciti. Anche nel periodo degli ultimi anni, la distinzione di non considerare più questuante il cantastorie, che poi in un primo tempo è stato chiamato canzonettista ambulante e questo neologismo del nome di questa attività lo dobbiamo a Callegari Agostino, il babbo di Adriano. Infatti, quello dei cantori, a Bologna, e stata una formula che me l'ha suggerita il segretario degli ambulanti che era anche un amico nostro, ma da quando si e fatta l’A.I.CA., in un primo tempo e. stata chiamata Associazione Canzonettisti Ambulanti, poi, dal primo Congresso tenuto a Bologna P 11 aprile del 1954, ad iniziativa del dottor Nino Fusaroli, direttore dell'A.N.S.A. di Bologna, e stato chiamato cantastorie. Il dottor Nino Fusaroli, evidentemente aveva riallacciato questo nostro lavoro di cantanti in Piazza Otto agosto il venerdì [a Bologna] assieme agli ambulanti, con l’inventore di Bertoldo e Bertoldino, Giulio Cesare Croce, che andava, in altri tempi, girando e raccontando storie e magari qualche volta cantandole anche, vendendo delle cianfrusaglie - faceva un po' il ciarlatano - e si era allacciato a lui, a quel personaggio, evidentemente a scopo di creare notizie. Siccome 1'A.N.S.A. e una venditrice di notizie, penso che l'idea sia stata questa. L'A.N.S.A. di Bologna ha organizzato questo raduno e sono stati fatti una quantità di articoli. Quella volta e venuto a questo nostro congresso, quasi tutte be testate pia importanti d'Italia; infatti, nel pranzo che si organizzo in Via Riva Reno alla "Trattoria dei Profeti" - guarda un po' questo nome: "Profeti" - si radunarono quaranta o cinquanta cantastorie e sessanta o settanta giornalisti, che abbiamo fatto un pranzo unico. Vuoi il caso che a questo pranzo in questa trattoria - al momento l'A.I.CA. non aveva una sede - e stata dichiarata sede provvisoria dei cantastorie la Trattoria dei Profeti, prima sede. simbolica dell'A.I.CA.

 

 

 

 Dalle notizie avute a Bologna da questo congresso, a Gonzaga, dei giovani attivisti, la c'era Boschesi, il factotum della Fiera Millenaria; ha fatto il raduno dei cantastorie in collaborazione con il dottor Cesare Parmiggiani. È Gonzaga che ha inventato il premio "Trovatore d'Italia" e nella prima manifestazione il presidente della giuria era Cesare Zavattini è stato premiato Ciccio Busacca, che noi non sapevamo nemmeno che esistevano i cantastorie siciliani, non ci conoscevamo proprio, non sapevamo che c'erano queste tragedie che duravano venti o trenta minuti. Quindi Gonzaga prende a cuore i cantastorie, infatti facciamo il raduno nel Cinquantasei e nel Cinquantasette. [Ma 1957 e 1958] De Antiquis, senza grana, sempre alla ricerca di avere una sede, propone sede provvisoria Gonzaga, come poi dopo passe) a Piacenza. Dopo due edizioni, Cinquantasei e Cinquantasette a Gonzaga - si sa come sono i comitati organizzatori, confluiscono tanti interessi - intanto chi manda avanti la baracca ero io; io ero l'apparato, come lo chiamano adesso i partiti;. allora ero più giovane, avevo più energia. Qui, nel corridoio di casa mia, c'era un mobile the a servito come supporto di tutte le carte inviate alla sede; adesso e la sede del Bingo [il cane di De Antiquis], una volta c'era il mobile, fino a quando nel Settantadue sono riuscito ad avere la sede nell'appartamento qui vicino e siamo andati là. Dunque, dicevamo, Cinquantasei e Cinquantasette Gonzaga, poi Gonzaga gli è venuta una "scozzesite", una malattia pericolosissima [ride ironicamente], dunque, nel Cinquantotto volevano fare la manifestazione offrendo duemila lire a quelli che fossero andati a fare la fiera a Gonzaga. Basti pensare che la fiera di Gonzaga si svolge l'8 di settembre e, calendario alla mano, la giornata in Italia dove ci sono più fiere e proprio l'8 di settembre, una giornata dove i cantastorie si guadagnavano bene da mangiare, ma venire tutti a Gonzaga non si guadagnava mica da mangiare. Quindi, quando quelli ci offrono duemila lire, io ho mandato una circolare e mi sono rivolto a Gonzaga e gli ho detto che se l'anno prima ci davano settemila lire, che non era mica una cosa da miliardari, adesso, invece di andare avanti, andiamo indietro! Non mi hanno dato retta - dicono - per motivi di bilancio. Anche noi abbiamo dei problemi per motivi di bilancio!

Si dà il caso che uno degli organizzatori di Gonzaga, Cesare Parmiggiani, abile manager, andato a finire alla Carlo Erba a Milano, all'ufficio pubbliche relazioni e, essendogli rimasta simpatia per i cantastorie, prendendo accordi a Milano, perché alla Carlo Erba c'era anche i duchi Visconti di Modrone, comproprietari della Carlo Erba e proprietari del paese Grazzano Visconti - non si chiama così per caso - propone ai duchi Visconti di Modrone di portare i cantastorie in questo borgo medievale e nel 1960 stavano lanciando un olio di oliva e gli hanno messo nome "Sagra", "Olio Sagra", e dei cantastorie che hanno fatto la sagra ne hanno cominciato a parlare i giornali e così è nata la "Sagra dei Cantastorie". A Gonzaga è nato il secondo e terzo raduno dei cantastorie, il primo era stato fatto a Bologna, ma il nome "Sagra" è venuto per iniziativa di Cesare Parmiggiani e dal 1960, con interruzione fino al 1975 è l'ideatore ed il conduttore della sagra e proseguimento del "Trovatore d'Italia" fu lo stesso Parmiggiani. Poi è venuta la nuova situazione delle regioni e siccome Bologna capoluogo dell'Emilia-Romagna, Piacenza ha dovuto cedere la Sagra a Bologna in Piazza Maggiore. Poi, anche lì per problemi di finanze, ancora una volta è finita. Poi, siccome De Antiquis non si poteva rassegnare, ha cercato di farla riprendere; c’è riuscito e siamo arrivati fino ad oggi, a Santarcangelo, che 1ì abbiamo fatto una sagra articolata con Casalecchio di Reno da agosto all' 11 di novembre a Santarcangelo.

In tutti questi anni c’è stato un episodio in cui sono stati espulsi due cantastorie: Vincenzo Magnifico, detto "Bobi", e la sua compagna Elsa Gasberaglio. C’è l'articolo 9 che diceva che bisogna lavorare assieme quando ci si trova nella stessa piazza. Avviene che incontrando questa Gasberaglio che faceva il numero che rompeva le catene mentre lui suonava il tamburo; questa donna cominciava a togliersi ii giubbetto in piazza, d'inverno, era già un numero. Chi era in Romagna che non correva là? "Uj è na dona cla si spoja» [C’è una donna che si spoglia! Allora non è come adesso!

 A Rimini, dove c’è un albero molto grande, in Piazza Malatesta, una volta c'era un bar di legno: era il nostro locale, li si andava a bere io e Silvagni - eravamo molto amici, anzi fratelli - Silvagni era il Presidente dell'A.I.CA.; io lo trovo che aveva la valigia sotto l'albero e vediamo Bobi con la Gasberaglio. È venuto qui e non mi ha neanche salutato" - dice Silvagni che era già molto arrabbiato. Io allora vado da Bobi e gli dico: "Sei qui anche tu Bobi?". E lui: "Si, sai siamo fuori nelle spese e vogliamo lavorare per conto nostro". Vedendo che si discuteva, Silvagni e venuto lì e gli ha detto: "Sta' un po' a sentire! Tu hai la libertà di fare quello che ti pare, ma quella tessera che hai preso, dice che quando ci si incontra nella stessa piazza bisogna collaborare e tu vieni qua, a casa mia, a farmi questa azione? Dammi la tua tessera!". Non so se Bobi gliela abbia data; sta di fatto che Silvagni Alfredo mi disse: "Chi du chi lè a ni vòj piò" Quei due lì non li voglio più.) E allora: "o fai tu un comunicato o lo faccio io, che quei due se fanno cosi con noi lo fanno anche con gli altri e non è bello!". Aveva ragione, perché loro stavano in un'associazione dove il discorso più importante era quello di difendere i cantastorie non solo dalle guardie, ma anche dagli altri cantastorie, perché se un cantastorie era più bravo e più forte degli altri e a quello gliela fai fare "bianca", che associazione è? E allora sono stati allontanati. Dopo qualche anno, Bobi non aveva più quella donna; ha chiesto di essere riammesso ed e stato riammesso.

La mia storia nell'A.I.CA., sia da segretario sia da presidente, è stata sempre l'intenzione di voler valorizzare quelli the facevano il mestiere di andare a cantare nei mercati e nelle fiere e che rifiutavano di essere degli accattoni, dei questuanti. Questa è stata la mia rivendicazione, perché io di andare a stendere il piattino mi vergognavo: non era un mestiere!".

 

 

Sul primo congresso dei Cantastorie rimandiamo ad un articolo già pubblicato sul sito di Gian Paolo Borghi:

SESSANTANNI FA IL PRIMO CONGRESSO NAZIONALE DEI CANTASTORIE

 

DA LORENZINO A DEDI, L'A.I.CA. NEL NUOVO MILLENNIO

Dopo la scomparsa di Lorenzo De Antiquis, avvenuta nel settembre 1999, l'A.I.CA. sembr6 smarrirsi in una faticosa ripresa, oppressa da interessi personali di qualche associato, ben presto emarginati dalla volontà della figlia di Lorenzino, Dedi, decisa a far rinascere lo spirito, la dignità, la passione ereditata dal padre e che da sempre sono state alla base della continuità dell'A.I.CA.

Da Lorenzino a Dedi e cosi rinata l'associazione ritrovando gli antichi compagni di viaggio insieme ai nuovi che ripercorrono le strade dei cantastorie della tradizione secondo le nuove tendenze dello spettacolo popolare. Le elezioni del 2009 hanno proposto un gruppo dirigente unito nelle decisioni e negli scopi da raggiungere.Cosi l'A.I.CA. ha ripreso il cammino iniziato dal suo fondatore, con le elezioni che net 2001 hanno portato la figlia Dedi alla presidenza. Per qualche anno L'Associazione, oggi A.I.CA. De Antiquis, ha ripreso l'attività riportando, tra le vane iniziative, per qualche anno, i cantastorie all'antica Fiera di Russi.

Oggi, grazie all' impegno di Dedi, alla quale va anche il merito di avere sollecitato l'intervento del Comune di Forlì che, net 2006, insieme all'Associazione Coop.va Tre Civette, ha allestito nel foyer del teatro Diego Fabbri, una mostra dedicata a Lorenzo De Antiquis e all'A.I.CA. Fotografie, locandine di spettacoli, gli strumenti del lavoro quotidiano di Lorenzino: la fisarmonica, la chitarra Mozzani, la sua macchina da scrivere e una serie di organetti tascabili, ognuno con una nota musicale diversa, sistemati nelle maniche e nelle tasche del frak indossato insieme al cilindro per le esibizioni nelle vesti del comico "Ridolini".

Inoltre, l'Amministrazione Comunale di Forlì ha deliberato un atto significativo e importante: l'area verde di nuova costruzione al termine di via Puccini, dal 2007, si chiama "Parco Lorenzo De Antiquis" per ricordare la vita e le opere del grande cantastorie del secolo scorso.

Si tratta di uno spazio veramente ideale per allestire spettacoli e rassegne: la vicinanza del Centro polivalente potrebbe consentire di accogliere il grande patrimonio dell'archivio dell'A.I.CA., importante non solo per la storia della cultura popolare ma anche per quella della citta di Forlì: finalmente un'amministrazione pubblica che non si preoccupa solo di animare il centro storico con sporadiche iniziative, ma di creare interessi e strutture permanenti.

Sempre nel 2007, in occasione della 39a edizione della Sagra Nazionale dei cantastorie, il Comune di Santarcangelo di Romagna ha festeggiato il 60° anniversario della fondazione dell'A.I.CA. con una cartolina postale con l'immagine di Lorenzo De Antiquis e l'annullo filatelico.

Net 2009, dalle elezioni per il rinnovo delle cariche per il quadriennio 2010-2013, l'Associazione si propone con nuovi dirigenti che, insieme a Dedi De Antiquis, assicurano un nuovo ed efficace impegno per la continuità dell'A.I.CA. e della figura del cantastorie nelle nuove situazioni dello spettacolo popolare:

Presidente: Dedi De Antiquis

Vice Presidente: Gian Paolo Borghi

Consiglieri: Claudio Piccoli, Ferdinando Burroni, Angelamaria Golfarelli, Fabrizio Cresti. La Presidenza ha inoltre proceduto alla nomina di Michele Minisci e Giorgio Vezzani a consulenti dell'Associazione, rispettivamente nei settori artistici ed editoriali.

La validità della "nuova" A.I.CA. e stata evidenziata anche dal rinnovato interesse del Comune di Forlì in occasione delle iniziative per i festeggiamenti del 150° Anniversario dell'Unita d'Italia del 2011 per ricordare l'importanza dei cantori ambulanti nella citta che ha dato i natali a uno dei più importanti cantastorie italiani e a un'associazione culturale che non hanno eguali in Italia: Lorenzo De Antiquis e l 'A.I.CA.

Il progetto "L'unità d'Italia” attraverso il percorso dei cantastorie" ha presentato una serie di iniziative, convegni, promozioni nelle scuole ideate da Angelamaria Golfarelli grazie alla sua inventiva artistica: con intelligenza e discrezione ha saputo entrare nel mondo dei cantastorie riuscendo a coglierne anche l'aspetto poetico e sociale. La Golfarelli ha inoltre curato la rassegna stampa dell' intera manifestazione.

 C’è stato dunque un atteggiamento nuovo da parte delle istituzioni pubbliche e culturali che hanno ridato importanza alla figura del cantastorie.