Catania: il Coro Scatenato diventa il Coro Scatenato Helin Bölek, per ricordare il sacrificio di Helin, Mustafa, Ibrahim, del Grup Yorum

 

Per molte persone la conoscenza del Grup Yorum è legata alla diffusione, ormai a livello internazionale, di Bella Ciao, cantata come una sorta di inno da qualsiasi movimento di protesta di sinistra. L'hanno fatto anche le opposizioni al regime dittatoriale turco di Erdogan, una lotta in cui questa band è in prima linea. La loro interpretazione di Bella Ciao ha fatto il giro del mondo. E' stata eseguita in un concerto dal vivo, tenuto nel 2010 nello stadio di Istanbul, gremito di gente. La cantante del gruppo, Helin Bölek , giovanissima, ha incantato tutti. Due anni dopo, in piazza, con una marea di persone, una piccola folla era presente anche sul palco, a cantare con gli artisti. Questo gruppo musicale che si esibisce anche in forma di orchestra, nasce nel 1985, e i suoi componenti, che negli anni si sono sempre rinnovati, sono impegnati nel canto politico di denuncia della sopraffazione, dell'oppressione. Soprattutto dopo la svolta autoritaria di Erdogan, il gruppo viene preso di mira e subisce forme di repressione sempre più gravi: sono oppositori del regime, comunisti, vanno annientati. Dal 2015 non possono più tenere concerti, più volte subiscono irruzioni nel centro culturale in cui provano e la distruzione degli strumenti. Con la comoda e generica accusa di terrorismo vengono incarcerati. Nel 2019 alcuni di loro iniziano uno sciopero della fame.

Sono pochi i media che si occupano della vicenda, ma alcuni ne danno notizia. In un articolo del 21 febbraio, di Gianni Sartori della rivista ETNIE, leggiamo:

"La cantante Helin Bölek e il chitarrista Ibrahim Gökçek non si alimentano dal 16 maggio 2019 rivendicando il diritto alla libera espressione artistica. Trattati dal governo turco alla stregua di delinquenti, musicisti e cantanti sono stati arrestati per “appartenenza a un’organizzazione terrorista” (.....)

Quali le vere “colpe” del Grup Yorum?
Cantare le canzoni degli oppressi e sfruttati, di tutti gli oppressi e sfruttati del pianeta; dar voce ai lavoratori in sciopero e alle persone che hanno perso i loro cari per la violenza dello Stato; diffondere le canzoni della resistenza dei popoli.
Le pene richieste dal procuratore sono alquanto pesanti e per alcuni musicisti si profila addirittura la condanna all’ergastolo.
Grup Yorum invece chiede l’immediata scarcerazione per i musicisti in carcere e l’annullamento del mandato di cattura per tutti i membri del gruppo. Chiede inoltre la fine delle irruzioni nel centro culturale Idil e l’annullamento del divieto di tenere concerti (.....) Grup Yorum – che esegue le sue canzoni, oltre che in turco, anche in curdo, arabo, kazako e armeno – ha tenuto centinaia di concerti, spesso gratuiti, in Turchia (.....) In epoca precedente (al divieto), un concerto del 2010 nello Stadio BJK İnönü aveva riunito oltre 60mila persone. Addirittura un milione di spettatori in piazza a Istanbul nel 2012 e – sempre a Istanbul – 500mila nel 2013. A Izmir, nel 2015, circa 750mila. Dati significativi che forse aiutano a comprendere quali siano le vere ragioni del maxi processo. Un processo squisitamente politico con cui si vorrebbe cancellare, annichilire gran parte della memoria storica delle classi subalterne e delle lotte popolari e intellettuali di questo Paese."

La stessa rivista, il 25 febbraio ci informa che il giorno precedente "il prigioniero politico comunista Ibrahim Gökçek (bassista della band), era stato rilasciato in quanto le sue condizioni fisiche erano divenute incompatibili con la carcerazione. I due membri della band, Helin Bolek e Ibrahim avevano potuto così ricongiungersi e insieme continuare la loro battaglia".

Dopo poco più di un mese, il 3 aprile, Helin muore, essendo ridotta allo stremo delle forze. Venti giorni dopo, Mustafa Koçak. che aveva iniziato lo sciopero della fame negli stessi giorni di Helin, subisce la stessa sorte. Dopo la morte anche di Mustafa, si susseguono notizie, appelli, petizioni che puntano i riflettori sulla vicenda. E sembra ottengano, in extremis, il risultato sperato. Il sito Comune-info.net il 5 maggio scrive:

"Nella notte tra il 4 e il 5 maggio il polso di İbrahim Gökçek si era fatto debolissimo, il cuore stremato del bassista del Grup Yorum, quello stesso cuore per cui avevano trepidato nelle ultime settimane decine di migliaia di persone, tra le quali certo anche molti lettori di queste pagine, sembrava dover cedere da un momento all’altro. Quando ha accettato di andare in ospedale, İbrahim era giunto al 322 esimo giorno di astinenza dal cibo.

La condizione per farlo era ormai diventata una sola: la possibilità che il Grup Yorum potesse fare ancora un concerto, un atto di affermazione simbolica della libertà diventato di portata mondiale anche grazie al sacrificio dei suoi due compagni, Helin Bölek e Mustafa Koçak, lasciati morire (lei il 3 aprile, lui 20 giorni dopo) dal regime di Erdogan prima di ottenere la stessa clamorosa vittoria che è invece arrivata oggi per Ibrahim. Di fronte a una mobilitazione mondiale diventata insostenibile per la sua cupa immagine, il governo turco ha ceduto: il concerto si terrà il 3 luglio. Lo hanno annunciato, in una tempestiva conferenza stampa, proprio mentre il bassista veniva trasportato in ospedale, alcuni dei musicisti di un gruppo che, nonostante i 20 album pubblicati e i concerti live con decine di migliaia di partecipanti, resta soprattutto un collettivo di lotta contro la repressione.

'Abbiamo ottenuto una vittoria politica, ma le nostre rivendicazioni continuano', hanno detto con chiarezza nella conferenza stampa i portavoce del gruppo. C’è solo da sperare che chi li ha conosciuti solo in questi giorni non li lasci mai più soli a combattere una battaglia per la libertà di tutti. Oggi, però, per chi ha sostenuto da decine di paesi diversi la resistenza di İbrahim Gökçek, pandemia o non pandemia, è solo il tempo di abbracciarsi."

Purtroppo la gioia e la speranza di tutti durano soltanto due giorni: le condizioni di Ibrahim erano evidentemente troppo compromesse perchè potesse sopravvivere. Il suo corpo stremato cede il 7 maggio. Speriamo che quanto ottenuto possa contribuire a far cessare l'azione di protesta degli altri compagni e far cessare la loro persecuzione.

A fine aprile Ibrahim aveva rilasciato un'intervista al giornale L'Humanité, poi riproposta da molti social, che rappresenta il suo commovente, splendido testamento.

Mi aggrapperò alla vita. La lettera di İbrahim Gökçek del 27 aprile

 

Il Coro Scatenato è nato a Catania, due anni e mezzo fa, su iniziativa di un gruppo di vecchi compagni, alcuni dei quali con esperienze giovanili di canto e di spettacoli. Tra i suoi ispiratori Ciccio Giuffrida (un passato di esperienze illustri, in rappresentazioni come per esempio 'Ci ragiono e canto' di Dario Fo) oggi studioso, filologo e ricercatore di canti e musica di tradizione popolare, politica e sociale. Dopo alcuni mesi il gruppo si è ampliato unendosi ad un altro, formato da persone più giovani, tra cui l'attuale direttrice Costanza Paternò, che vanta un' esperienza di spettacoli teatrali e canori. Il coro è composto da appassionati di canto sociale, in parte siciliano, ma soprattutto italiano e internazionale: canti del lavoro, politici, della Resistenza. Canti d'autore o del popolo, di vita vera e anche d'amore, sempre nella ricerca della qualità e nel rispetto dell'autenticità delle fonti. Nelle esibizioni, i canti sono sempre accompagnati da racconti (riferimenti, spiegazioni, contestualizzazioni), che rendono l'ascolto più interessante: a volte vere e proprie affabulazioni. Nel repertorio ci sono anche canzoni originali di due componenti del gruppo, in parte reperibili su you tube, alla voce 'le canzoni di GiuFa'.

Nei giorni scorsi, colpiti profondamente dalla grandezza della lotta di Helin, Mustafa, Ibrahim, i membri del Coro Scatenato si sono  attivati per sostenerli, sollecitando il coinvolgimento di Amnesty International, indirizzando un appello al Parlamento Europeo, per il tramite di Paolo Ferrero, vicepresidente del gruppo GUE, e promuovendo una petizione al Governo italiano, sul sito avaaz.org, che nei primi 4 giorni, ha raccolto più di 1000 firme.

Per onorare la memoria della prima vittima, e poi di tutto il Grup Yorum, il coro ha deciso di chiamarsi d'ora in poi 'Coro Scatenato Helin Bölek'. L'augurio è quello che altri artisti, altri cori sentano il desiderio di ricordare in qualche forma questi musicisti, perchè il loro sacrificio non sia vano.

 

Gisella Napoli, del Coro Scatenato Helin Bölek,

Catania 18 maggio 2020