IL CARNEVALE DI SATRIANO DI LUCANIA di Olga Scarsi

 

Il carnevale di Satriano di Lucania: la foresta che cammina

foto di Giuseppe Mauro

foto di Giuseppe Mauro

La Basilicata è una regione ancora in gran parte ricoperta di boschi, quei boschi millenari che nei tempi del paganesimo erano considerati templi sacri. Gli alberi erano custodi di uno spirito divino da rispettare e propiziare, e il rapporto tra albero e uomo era regolato da una serie di leggi e rituali. La celebrazione della natura è stata la prima e più arcaica delle religioni per l’uomo, e tracce di questa spiritualità sono vive e “vegete” anche oggi, nei riti arborei tramandati nei paesi della Lucania.

Ai riti arborei è da collegare la maschera tradizionale del carnevale di Satriano di Lucania, il più antico della regione. U RUMÍT, l’eremita, assume le sembianze di un uomo-albero selvatico e silente, ricoperto di fronde d’edera e mimetizzato tra le foglie. Il suo “amuleto” è il FRÚSCIO, un arbusto di pungitopo che reca di casa in casa, strusciandolo sulle porte per annuciarsi senza dover proferire parola, come si addice ad un vero romita. Questa entità verde fa la sua comparsa nel giorno di carnevale, quel martedì grasso che chiude in genere un lungo periodo di rigori invernali: esce dal bosco rompendo la sua quarantena dal mondo sensibile e raggiunge il paese in cerca di cibo e provviste per la sua sopravvivenza.

Il rumit secondo alcuni celebra e ricorda la figura del satrianese che periodicamente, nei secoli, sceglieva una vita solitaria e si allontanava volontariamente dalla comunità, ma secondo altri è da intendere come una maschera simbolica, personificazione dello spirito arboreo che si risveglia al primo sole di febbraio. La questua di casa in casa è anche annunciazione della primavera, propiziata dall’imprimatur del fruscio del rumit, mediatore tra l’uomo e l’imperscrutabile mondo vegetale.

Questa maschera è sempre stata affiancata da altri personaggi simbolici del carnevale, che si ritrovano in moltissime altre regioni d’Italia: l’urs, l’orso che esce dal letargo domato da un pastore che imbriglia la sua forza ferina, la zita, giovane sposa che risveglia i sensi e la stagione degli amori, e la quaresima, lugubre vecchia vestita di nero e dal volto spettrale, che porta in testa la culla con il neonato, figlio del carnevale appena passato.

Il rumit e l'urs

La figura del rumit in passato era forse presente anche in altre regioni: nel basso Piemonte da cui scrivo, precisamente nelle Langhe, il cantastorie Luigi Barroero ha documentato il cappello di foglie indossato da quello che veniva chiamato il “piantun”, probabilmente un uomo-albero piemontese, di cui non è rimasta traccia. Ma se numerosi sono gli orsi, variamente agghindati, che lanciano i loro temibili urli nei carnevali d’Italia, l’ uomo-albero è un relitto di riti arborei presente ormai soltanto a Satriano di Lucania. Una maschera così suggestiva e misteriosa che ha raccolto l’interesse del regista Michelangelo Frammartino (autore del film “Le quattro volte”), che l’ha resa protagonista di una video – installazione artistica intitolata “Alberi”, realizzata nel 2013 e presentata lo scorso aprile al MoMa di New York. Frammartino ha sollecitato la comunità satrianese proponendo la vestizione di oltre cento rumit tutti in una volta: un’idea che ha trasformato dalle fondamenta la tradizione, (che prevedeva uno, al massimo due-tre rumit spontanei per ogni carnevale,) ma che ha permesso di dare nuovo slancio al simbolo identitario di Satriano. I cento rumit sono così diventati una “foresta che cammina”, idea che è stata riproposta l’1 e il 2 marzo scorso, nella prima edizione del “Carnevale di Satriano” aperta al pubblico.

carnevale_satriano

Uomini e donne albero per un giorno: un messaggio per metà antropologico e per metà ecologista che è stato raccolto da centinaia di “candidati” da tutt’Italia, che si sono presentati al carnevale di Satriano muniti di tute mimetiche e scarponcini da trekking, pronti per trasformarsi in rumit.

Anch’io non ho saputo resistere a questo atavico richiamo, e felice di poter mettere in pratica quell’ “osservazione partecipante” tanto cara agli antropologi da manuale, ho prestato le mie gambe alla prima edizione della foresta che cammina. Appuntamento alle 11 di sabato 1 marzo al Bosco Spera, appena sopra al paese. Gli organizzatori sono un gruppo di giovani aggregati grazie al progetto della rivista “Al Parco lucano”, periodico che si occupa di turismo e sviluppo locale. Da un mese vanno raccogliendo edera e preparando i “costumi”, ben felici – ci dicono – di avere l’occasione di ritrovarsi e lavorare ad un obiettivo comune. L’edera è il sempreverde che abbonda in questa stagione, e soprattutto, è una pianta invasiva che spesso si aggrappa ai tronchi degli alberi soffocandoli: nessun danno nel reciderla, anzi. Una maschera a zero impatto ambientale, che è anche la filosofia scelta per l’organizzazione logistica dell’evento.

Il coordinamento è nelle mani di Rocco Perrone, appassionato redattore della rivista “Al Parco lucano” e nipote di Donato Perrone, “u Prufessure” che negli anni ’70, assieme al sindaco dell’epoca, ri-innestò il rumit a Satriano, abbandonato per una decina d’anni dal malinteso senso di benessere portato dal boom economico, che ovunque recise legami e radici.

foto di Giuseppe Mauro

foto di Giuseppe Mauro

Nel bosco ci si prepara per la vestizione, adocchiando il rumit “giusto” per sè tra i 131 “costumi” verdi che aspettano di essere animati. 131 come i Paesi della Basilicata che si vuole promuovere turisticamente. Intanto arrivano vassoi con i cibi tradizionali del carnevale: le chiacchiere e la pizza chjena, una sorta di torta di pane ripiena di formaggio e salame. Si fa conoscenza, si prende dimestichezza con la vita vegetale e con la sensazione di ramificarsi, di respirare dentro le foglie. Gli organizzatori ci raccomandano silenzio durante la nostra traversata al paese: il rumit è una maschera schiva, muta, ha pudore di mostrarsi e comunica esclusivamente con il tocco del fruscio, bacchetta magica vegetale. Ma il vino scalda e rende tutti euforici, così iniziano canti, cori, fermento. Non stiamo più nelle…radici…dobbiamo muoverci e la foresta si incammina, lenta. Compaiono anche folletti dispettosi che ci pizzicano le gambe, e appena siamo in paese ci mescoliamo alle altre maschere: è tutta una festa di zite, urs, quaresime

I fotografi sono moltissimi, la sensazione è quella di essere partecipi di un momento importante, catartico per questa comunità. Lo si percepisce guardando le facce allegre della gente del posto, degli anziani che sostano sui balconi nonostante il freddo sferzante e la pioggia, che grazie alle frasche scivola via. (Il vantaggio di essere alberi!) Camminando non ci dimentichiamo di strisciare il fruscio sulle porte delle case: ci siamo così’ immedesimati che ci crediamo realmente portatori di buoni auspici! I più giovani si aizzano, sbandano lenti tra le altre maschere e cantano a squarciagola seguendo i gruppetti folk mischiati nel corteo.

foto di Giuseppe Mauro

foto di Giuseppe Mauro

Il bello della tradizione è aggiornarla, farsi promotori della sua evoluzione e così capita che alla sera, durante la festa rigorosamente green e ad impatto zero (stoviglie biodegradabili, bicchieri a rendere, ecc..), i Basiliski Roots aprano le danze con un inno a cadenza reggae dedicato al rumit, che diventa subito la colonna sonora più autentica del carnevale e finisce per essere il tormentone che ci canticchiamo in testa nel nostro lungo ritorno in Piemonte.

Sono un eremita, questa è la mia vita,
cammino tutti i giorni e la natura è mia amica,
sono un eremita, cosa vuoi che dica,
il silenzio è la mia forza che mi illumina e mi guida…”.

La nostra trasferta breve non ci permette di assistere alla giornata di studi dedicata all’interpretazione e ai significati della maschera, ma abbiamo assimilato l’essenza della tradizione vivendola in prima persona. E ci sembra la strada giusta da intraprendere nel campo della rifunzionalizzazione delle feste rituali.

Per saperne di più: www.alparcolucano.it
Pagina Facebook: “Carnevale di Satriano”
VIDEO della “Foresta che cammina 2014”: http://youtu.be/4-n1kFkT4fw
SCHEDA del film “Alberi” di M. Frammartino: http://www.cinemaitaliano.info/alberi