EDILIO ROMANELLI UNO DEI PIU’ IMPORTANTI POETI ESTEMPORANEI DEL ‘900

 

 

 

 

Nella sua famiglia la poesia più che una tradizione era un'esigenza interiore; Romanelli ci racconta come il padre Dante, sebbene più che ottantenne, riuscisse ancora a poetare. Poeti erano pure il nonno, la madre ed un fratello. Edilio ha incominciato a comporre versi fin da quando aveva 14 anni; la sua cultura, licenza elementare, è come quella di tanti colleghi ed amici poeti, da autodidatta.

La sua professione di commerciante ambulante (vendeva tessuti nei mercati) lo tiene sempre a stretto contatto con la gente da cui trae ogni volta ispirazione e tematiche nuove.

Dal 1954 trasferisce la sua attività a Roma, città più di ogni altra adatta a stimolare i suoi interessi ed il suo desiderio di migliorare, ma senza mai sentirsi “completamente romano” ribadisce in un’intervista a “Paese Sera”.

Non si contano i premi e i riconoscimenti ottenuti nella sua lunga carriera in tutta Italia, "422 premi vinti" scriveva con orgoglio nel 1982 nel suo libro su Angelo Felice Maccheroni; la sua prima opera sarà “400 poeti improvvisatori toscani, laziali, abruzzesi” con la quale realizza una sorta di censimento dei poeti a braccio e invoglierà altri colleghi a pubblicare facendoli diventare con orgoglio anche “scrittori”.

Ci resta di lui una gran mole di materiale poetico, depositato negli archivi di storia e tradizioni popolari di mezza Italia, in gran parte ancora inedito, soprattutto quello registrato nei moltissimi incontri a cui ha partecipato con gli amici improvvisatori.

Da segnalare una sua partecipazione alla "Settimana della cultura popolare italiana" che si tenne a Parigi nel 1979, dove, intervistato da un giovane Marco Muller, ottenne un grande successo insieme al collega Stefano Prati di Lariano; la registrazione video di questo evento è conservata al Centre Georges-Pompidou (di questo incontro abbiamo pubblicato nel numero 18 di TOSCANA FOLK, nel 2013, il testo completo che ci ha gentilmente concesso una nostra collega parigina).

Ma andiamo per ordine per ricordarlo; anche qui a Ribolla è certamente stato a cantare molto prima che iniziassero gli “Incontri di poesia estemporanea”.

Pubblichiamo in ordine cronologico alcuni frammenti di serate a cui Edilio Romanelli partecipò come interprete o come ospite insieme ad altri poeti.

 

Nel dicembre del 1981 Edilio è invitato dal conduttore Renzo Arbore a partecipare alla storica trasmissione “Telepatria International” andata in onda su Rai2; insieme a lui parteciperanno Francesco Guccini e gli altri poeti estemporanei Florio Londi, Bruno Moggi e Stefano Prati. Fu una breve apparizione ben lontana dall’habitat naturale in cui si esibivano i poeti improvvisatori: in cinque sulla scena canteranno un’ottava ciascuno sull’argomento Italia.

Presentati da Arbore, che dà come tema l’Italia. È Romanelli il primo a iniziare:

 

1.Romanelli

Penisola di sogno e di piacere

ti culla l’Adriatico e il Tirreno

dai monti al mare è che si può vedere

quante bellezze tu racchiudi in seno.

La tua gente d’ingegno e di sapere

l’arte, la scienza è sviluppata in pieno

auspicio del progresso del domani

è vanto a noi essere italiani.

 

2.Guccini

L’Italia lodo anch’io a piene mani

e il mio tema è parlare del bel canto

corrano i versi miei diritti e piani

ad onorar l’Italia in questo vanto.

Vengono dai paesi più lontani

questo modo di fare e piace tanto

e qui in Italia si è tutti signori

o poco meno tutti cantautori.

3.Londi

E noi poeti e improvvisatori

dall’aia contadina si diparte

conquistando pian piano i propri allori

così fu noi guardando le carte.

Ma in questa Italia cari miei signori

tutto il problema sai non sta nell’arte

non bastano i guerrieri di Riace

a tutela del [canto] e della pace.

 

4.Moggi

Essere con fratelli assai mi piace

porgo serenamente l’attenzione

gli italiani di tessere la pace

tenere in alto la propria nazione.

E il tempo dei versi sempre tace

una perfetta e giusta direzione

al parlamento mentre e al senato

i tuoi doveri sono di […]

 

5.Prati

Non basterebbe un giorno un mese un anno

e come può bastare questo momento

analizzare l’Italia è un grave danno

perché troppa ingiustizia vedo e sento [pausa]

All’altre personalità si fa l’inchino

tante cose ce l’ho il cuore affranto

viva l’Italia, viva il tricolore

che come mamma mio lo tengo in cuore.

 

6.Romanelli

È una speranza viva che non muore

ogni figlio la loda e ben la vanta

gli nutre affetto e gli nutre amore

e a volte te la chiama madre santa.

E sia nella gioia e nel dolore

l’italiano dovunque la fama spanda

lo sanno quei vicini e quei lontani

l’ingegno ed il saper degli italiani.

 

Settembre 1983 Festa del vino; ancora Edilio Romanelli sarà ospite in un’altra storica serata a Carmignano; la registrazione (tecnicamente appena leggibile a causa delle frequenti interruzioni del numeroso pubblico che partecipa con commenti, applausi, risate) venne effettuata a fine estate del 1983 in una piazza gremita di pubblico; era presente come ospite d’onore anche Roberto Benigni, allora agli inizi della sua strepitosa carriera di attore e regista. Insieme a Benigni e Romanelli si esibiscono anche Florio Londi (che è l’organizzatore e punto di riferimento della serata), Altamante Logli, Natale Masi, Nello Landi, Realdo Tonti e Magnino.

Alla fine dello spettacolo la consegna del premio a Benigni che ringrazierà con un’ottava cui fanno seguito le ottave di saluto da parte di tutti i poeti presenti.

 

1.Romanelli

Di ritornar quassù ebbi l’onore

gradito e gentilissimo paese

fin dall’infanzia io ho tenuto al cuore

col popolo gentile assai cortese.

Ma qui si dee parlar del buon liquore

ma lui il bicchiere in mano non lo prese

forse ti ha condannato i’ sommo Iddio

ma se ‘un lo bevi te lo bevo io.

 

2.Landi

Or qualche cosa vorrei dire anch’io

se ancor mi assiste l’intelletto sano

da Pisa volentier presi l’avvio

per recarmi quassù a Carmignano.

Un vino dice che ci dà l’oblìo

è bene di tenerlo sotto mano

vedo tante persone e tante teste

che non l’ho viste nelle grandi feste.

 

3.Masi

Io credo gran dimostrazion son queste

e anch’io partii da Vinci fiorentino

e mi ritrovo con le genti oneste

di Carmignano a festeggiare il vino.

Dunque vo’ dirvi e nulla non vi reste

merita farlo lungo anche il cammino

e non convien le cose si attarcigni

primo sarò dopo fa i’ Benigni.

 

 

 

 

 

 

4.Magnino

Guarda bianco e puro più de’ cigni

o vieni un po’ quaggiù a Carmignano

dove i’ vino vien fuori anche dai macigni

viene rosso, giallo e di colore sano.

Gl’è inutil che tu mi guardi e tu t’inghigni

piuttosto vieni a darmela una mano

guardiam se si rimette a posto i conti

facciamo fa’ l’ottava anche a i’ Tonti.

 

5.Tonti

Gl’è bono i’ vino poi di questi monti,

di certo unn’è come i tuoi zucchetti

e di quelli tu gl’hai pagati i conti

di tutte le cose che abbiam detti.

E adesso tu gli paghi i resoconti

tu se’ più secco di sette dischetti

se tu fossi rilevato a i’ vin di questa tera

tu saresti più forte di Carnera.

 

6.Benigni

Ora mi tocca fanne un’attra ‘ntera

ma dopo se n’ ha fare mille e mille

e si sta qui fino alla primavera

in mezzo a voi mi sento un imbecille.

La mente mia vol’essere sincera

pe’ stavvi dietro bisogna fa’ scintille,

beviamo i’ vino stasera è un’occasione

po’ a letto s’aumenta la popolazione.

 

 

 

 

 

 

7.Londi

Te tu c’hai Tu mi turbi e Il minestrone,

e po’ tu c’hai i’ firme del maestro

tu gl’hai mandati tutti in-tegrazione

davanti a te l’hanno perso l’estro.

Però dovrai pagarla la pigione

anche alla Musa essere maestro,

se fra quei cantor non sono eroi

ma verrà un giorno che tu vien con noi.

 

8.Logli

Benigni tu po’ di’ quello che voi

di fronte a questa degna e umana gente

se critici e siamo noi

siam come te che ‘un si capisce niente

ma qui si scriva il libro degli eroi

perché tu sei un omo intelligente,

e lo posso dire in questa pista

che in Italia tu sei un bell’artista.

1985. Ancora la Rai trasmette i poeti: il frammento che segue è tratto dal cortometraggio “Contadini e poeti”di Maurizio Ricci; fa parte di una serie di dodici puntate dal titolo Di paesi in città.

I filmati andavano in onda in tarda serata, quasi alla fine delle trasmissioni.

Il ciclo racchiude i cortometraggi di giovani registi che ruotavano intorno al laboratorio “Ipotesi Cinema” di Bassano del Grappa. Non si trattava di una vera e propria scuola di cinema ma si operava in uno spazio creativo collettivo. L’esperimento restò un’esperienza ineguagliata nel sistema cinema italiano. Il laboratorio fondato nel 1982 da Ermanno Olmi e Paolo Valmarana, quest’ultimo scomparso prematuramente, permise gli esordi di registi che diventeranno famosi, fra questi Francesca Archibugi.

Di paesi in città resta una delle ultime forme di attenzione per il nuovo cinema da parte della TV di Stato, che presto rivolgerà le sue energie nella sfida al monopolio commerciale perdendo quello slancio creativo che aveva collocato la Rai fra le migliori aziende televisive del mondo.

Alla puntata Contadini e poeti, realizzata a Tolfa parteciparono i poeti improvvisatori toscani Edilio Romanelli di Arezzo, Nello Landi di Buti, Florio Londi di Carmignano; i laziali Riccardo Colotti di Tarquinia, Vittorio Fraschetti di Barbarano, Bruno Moggi, Rodolfo Sfascia e Pompilio Tagliani di Tolfa.

La serata fu registrata sul palco della piazza di Tolfa ma non tutti i contrasti furono inseriti nel documentario di Ricci, che avendo la durata di un’ora fu costretto ad una rigorosa selezione.

Da quel documento riprendiamo queste ottave di tematica classica e cavalleresca (solo due su ciascuno degli argomenti) improvvisate da Romanelli e Londi.

Edilio, afferma Marco Muller, è fra i più convinti sostenitori della necessità di ‘de-aulicizzare’ la corrente produzione in ottave, ma quando gli viene richiesto non si tira indietro e sa sviluppare e difendere il tema che gli è assegnato.

Comprendete tutti - spiega alludendo al tema sorteggiato il presentatore - la difficoltà dei poeti nell’affrontare un argomento che hanno conosciuto solo da qualche istante”. È Romanelli a cominciare:

 

Romanelli

Sei tu che a Tolfa stavi nell’errore

quando trovavi scritto qualche appello

dicevi Angelica per niente muore

qual’era il [vaticinio] al suo cervello.

Perché di pazzia e di dolore

e non ti basta far l’arduo duello,

le tue manchevolezze le comprendo

ancor son combattente, mi difendo.

 

Londi

Rinaldo il poco amore lo comprendo

da lei non eri sì contaminato

ed io che ero essa la difendo

o forse tu non c’eri innamorato.

per lei la spada non ardeva ardendo

ma solo la ferivi dal suo lato

non per amor sol, per la pazzia

ma soltanto per tua gelosia.