CANTAMAGGIO MONTEREGGIO (MS) 1 MAGGIO 2014

 

Cantamaggio 2014

 

 

 

Qualcuno me ne aveva parlato tempo fa ma, per qualche motivo, la notizia si era come smarrita nei meandri della memoria.

 

Improvvisamente, invece, mi è ritornata alla mente qualche giorno addietro e, non avendo altri impegni, ho deciso di recarmi a Montereggio, località del Comune di Mulazzo, a pochi chilometri dall’uscita dell’autostrada a Pontremoli.

 

Mi era stato descritto come il paese dei librai, con una pluralità di librerie di libero scambio, in cui il prelievo e il pagamento dei libri esposti è lasciato all’onestà dell’acquirente.

 

Già questa particolarità mi aveva incuriosito e stimolato a verificare di persone se davvero esistesse un luogo affidato alla più piena fiducia negli altri.

 

Ma ciò che mi ha portato a Montereggio, il 1° maggio di questo anno, è stata la notizia dell’esistenza di una festa, il Cantamaggio, di evidenti origini pagane, in cui – così più o meno mi era stata descritta – i maggianti si recano di casa in casa, lungo tutto il paese e nelle frazioni vicine, celebrando l’arrivo della Primavera con brevi strofe cantate e con il festoso accompagnamento di fisarmoniche e altri strumenti, ricevendo l’offerta di prodotti culinari vari.

 

Mi sono quindi avventurato lungo una tortuosa strada che si inerpica all’interno di un bosco di castagni e che lascia immaginare una forte presenza di funghi porcini e altre prelibatezze del sottobosco.

 

Più in basso, immense acacie, i cui fiori sono commestibili; la guzzarnia (o vitalba), da utilizzare per risotti o saporite frittate; more e lamponi.

 

Sono finalmente giunto in paese e mi sono ritrovato in un’atmosfera di gioia e condivisione, in cui il forestiero non è l’altro, il diverso da te, un semplice spettatore, ma è pienamente partecipe in un rito collettivo nel quale i maggianti, i proprietari delle case, le molte persone che qui convergono per questa antica festa, sono ugualmente protagonisti nell’augurarsi reciprocamente la fortuna della casa, la salute, un buon raccolto.

 

I veri e propri maggianti, vestiti con abiti che in qualche modo rimandano alle origini contadine, con fazzoletti colorati al collo e cappellacci ornati di fiori, passando di abitazione in abitazione, intonano i canti del maggio adeguandoli ai proprietari e alle persone di famiglia che, schierate sulla soglia, ricevono l’omaggio cantato o, anche, la scherzosa presa in giro.

 

Al termine dell’omaggio, in ogni casa, le porte vengono aperte e tutti i presenti invitati all’interno, dove sono stati predisposti tavoli di assaggio di vino, salumi, torte di verdure ma anche, talvolta, saporiti minestroni o dolci appena sfornati,, secondo l’estro e la perizia culinaria di ciascuno.

 

Una complessiva grande festa della durata di due giorni, nella quale tutti sono partecipi, tutti sono protagonisti, chi è dentro e chi è fuori, chi è residente e chi non lo è, chi canta e chi ascolta.

 

Ho visto donne e uomini di età che un attimo prima intonavano il maggio ad altri in piena esaltazione canora e con allegria e, poco dopo, nel ricevere davanti alla propria abitazione quegli stessi canti, scoppiare in irrefrenabili pianti e cercare il conforto dell’abbraccio di un amico, di un vicino, di un passante.

 

Un canto, quello del maggio, che ti colpisce al cuore, che ti commuove, non tanto per il contenuto letterale dei brani, ma per il loro intimo significato.

 

In qualche modo quelle strofe rimandano ad un passato diverso, ben più difficile e povero, di migrazione e di divulgazione del libro, quale oggetto di vendita prima ancora che della cultura.

 

Montereggio e, più in generale, la Lunigiana è stata in un passato neppure troppo lontano una terra di emigrazione, di ricerca di benessere in altri territori, in altri mondi.

 

Forse è per questo che il Cantamaggio, vista come la vera festa del paese, richiama ancora oggi da terre assai lontane i suoi figli, le famiglie ormai sparse in ogni dove, in un ancestrale ritorno alle origini, alla comunità di partenza.

 

Ed è anche per questo che, nell’entrare da una casa all’altra, ho potuto assaggiare le tipiche torte di verdure locali accanto ai formaggi francesi, le frittelle di baccalà, i vini piemontesi e veneti, ad uno straordinario piatto di bigoli con sarde.

 

Un caleidoscopio di colori, sapori ed emozioni che concorrono a formare una complessiva e unica offerta cultural-gastronomica che a mio parere non trova eguali in altre manifestazioni così genuinamente popolari.

 

 

 

di Giulio Cesare Cipolletta

 

IMMAGINI DAL CANTAMAGGIO DI MONTEREGGIO 2014